Tappa 08 - La scuola d’Arte dedicata a Ferruccio Mengaroni
Subito dopo la direzione dell’Urbani, viene richiesto al Ministero della Pubblica Istruzione l’intervento superiore per un totale riordinamento della scuola, atto ad elevare il valore del diploma degli alunni e trasformare la scuola ad orario ridotto in un Istituto con programmi più adeguati allo sviluppo che si intendeva dare alle Arti Applicate a Pesaro.
Con il Regio Decreto di riordinamento che reca la data del 13 gennaio 1930-VII, n.143, l’Istituto diventa Scuola Artistico-Industriale di Tirocinio che viene intitolata all’ex alunno Ferruccio Mengaroni, tragicamente scomparso a Monza il 13 maggio del 1925.
La Scuola così rinnovata comprende sei sezioni: arte del legno, arte del ferro, arte plastica decorativa edilizia, pittura decorativa murale, arte dell’abbigliamento, della biancheria e del ricamo (sezione femminile), economia domestica teorico-pratica (sezione femminile). Ciascuna sezione ha la durata di quattro anni. Inoltre, per rispondere alle esigenze degli operai delle industrie meccaniche locali, la scuola stipula un accordo con la ditta Benelli ed organizza al proprio interno corsi serali teorici di Disegno Industriale, Matematica e Tecnologia.
Dal 1928 al 1954 nella direzione della scuola si alternano l’incisore Mario Delitala e il grafico Dante Masetti. Nel periodo dal 1945 al 1950 studia nell’ Istituto il ceramista Nanni Valentini. Subito dopo la guerra, nel 1946, la Scuola può vantare anche l’ istituzione della sezione di Ceramica la cui mancanza si lamentava da tempo.
Negli anni Cinquanta la sede viene trasferita negli attuali locali di via Mengaroni e viene affidata nel 1954 al pittore Ferruccio Ferri (Fauglia di Pisa 1911-Pisa 1989) per quasi trent’anni . Così egli si esprimeva nei confronti della Scuola : “Un Istituto d’Arte non può chiudersi in se stesso, ma aprirsi alla cultura, inserirsi nella società produttiva, farsi propulsore di attività capaci di affrontare situazioni nuove nella continuità della tradizione e nel rinnovamento delle forme, con un’ opera di educazione equilibratrice”.